Sassofono

Stanley William Turrentine

“Immenso saxofonista”, questa è l’idea quando si parla di Stanley Turrentine. Cominciò a fare musica molto presto, lo possiamo definire tranquillamente bambino prodigio senza paura di essere smentiti. Sulle orme del fratello Tommy trombettista che collaborava in quegli anni con artisti del tenore di: Benny Carter, Earl Bostic, Charles Mingus, Count Basie, Max Roach, Dizzy Gillespie, Jackie McLean, e Lou Donaldson, si avvicinò a questo mondo. Suo fratello ebbe decisamente un ruolo importante per Stanley, lo stile e l’approccio allo strumento erano identici però ben presto prese le distanze anche grazie all’esperienza consumata in un gruppo il cui leader era Fulson e che includeva anche Ray Charles.

Il suo momento arrivò quando fu chiamato a rimpiazzare John Coltrane grazie anche alle credenziali fornite da suo fratello.Quel periodo fu una bella palestra di vita e professionale finchè nel ’60 incominciò a registare i suoi pezzi grazie all’etichetta Blue Note. Tacciato come troppo commerciale dai critici dell’epoca, “a posteriori” ritengo che il soul jazz riuscì a influenzare molti degli stili successivi in particolare disegnò l’utilizzo di alcuni strumenti, fino ad allora mal visti dai puristi del jazz, mi riferisco ad esempio: all’organo Hammond e alla chitarra elettrica. La sua “sperimentazione” trae origine dalle collaborazioni ed anche da splendide intuizioni tipo l’introduzione di elementi funk e rock al soul jazz, questa volta riuscì a conquistare anche i suoi critici più feroci.

In sintesi la sua vita musicale la possiamo dividere in tre fasi distinte: l’epoca blues, l’epoca R&B e le collaborazioni. La sua musica risente pesantemente di questi cicli vitali, ma il suo stile deriva innegabilmente da personaggi come: Don Byas, Sonny Rollins e Coleman Hawkins. Turrentine ha suonato sino alla sua morte avvenuta peraltro non molto tempo fa, nel 2000. Negli ultimi anni di vita, a dispetto delle difficoltà dovute all’età e alla malattia, si è esibito in performance live che restano nella storia. Il suo sax tenore ci mancherà e ci mancheranno anche i suoi geniali mix musicali da cui hanno tratto origine buona parte delle categorie del jazz contemporaneo.

 

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