Tromba

Enrico Rava

È senza dubbio il trombettista italiano jazz più conosciuto a livello internazionale. Nasce come compositore flicornista ha nel suo carniere oltre settanta collaborazioni di cui – però – meno di venti conosciute con il suo nome.

Inutile dire che il suo modello di riferimento è Miles Davis e Chet Baker, due grandi della tromba, due autentici mostri del jazz. Gli inizi sono difficili, l’Italia non offre molto come movimento jazz, nulla a paragone dell’America; riesce, nonostante la carestia generale a conoscere un altro jazzista italiano di sicuro talento, Gato Barbieri.

Assieme camminarono per circa due anni realizzando anche buoni lavori molto commerciali. Decise allora di spaziare e girando per il mondo conosce due artisti che senza dubbio lo “svezzarono” nella giusta maniera, questi furono Mal Waldron, Don Cherry e Steve Lacy al quale si legò in un’avventura molto passionale più che professionale, sono gli anni del free.

Aver intrapreso questa passione lo mise in contatto con il grande jazz di avanguardia americano trascinato da: Roswell Rudd, Marion Brown, Rashied Ali, Cecil Taylor, Carla Bley, Charlie Haden, Marvin Peterson e compagnia cantando. Dopo un breve ritorno in Italia più per nostalgia che per ragioni professionali, capì che la strada più giusta da seguire era quella americana, per questa ragione tornò negli USA legandosi a due band di tutto rispetto che facevano capo a Bill Dixton e Carla Bley con cui incise il mitico: “Escalator Over the Hill”.

Nel frattempo collaborò “a tempo perso” con artisti del calibro di: Lee Konitz, Pat Metheny, Michel Petrucciani, John Abercrombie, Joe Henderson, Paul Motian, Richard Galliano, Miroslav Vitous, Joe Lovano e Roswell Rudd.. La palestra fu dura, ma i risultati cominciarono ad arrivare, siamo nel 1972 ed Enrico Rava pubblica il suo primo album “Il giro del giorno in 80 mondi”. La sua musica, il suo stile, il suo lavoro, lo stava portanto alla ribalta, si incominciava a parlare di questo trombettista jazz italiano.

I suoi pezzi generalmente privi di pianoforte ed i suoi quartetti sono entrati a pieno titolo nella storia del jazz contemporaneo. È stato un pioniere, questo è indiscutibile, sulla cui scia il jazz italiano sta crescendo grazie ad autentici talenti come: Stefano Bollani, Massimo Urbani, Roberto Gatto solo per citarne alcuni. Il suo soul risulta all’orecchio molto caldo e passionale, passaggi semplici mai si lascia cadere nell’eccessivo virtuosismo. Il suo stile espressivo ed essenziale percorre melodie con tempi medi e lenti raramente ricorre a registri acuti spinti. Decisamente un ascolto piacevole per un artista “non conventional”.

 

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